Esperantos, il cattivo fattorino
(da un racconto dell`Africa Nera)
C`era una volta un bambino scuro come una castagna matura, alto come uno stivale e rotondo come un tappo. Aveva capelli ricci, guance rosse, naso piatto e un grazioso sorriso che scopriva splendidi denti, più bianchi delle perle.
Sua madre gli aveva dato un nome magnifico: l`aveva chiamato Esperantos, nella speranza che suo figlio diventasse un giorno l`orgoglio della famiglia e anche del villaggio. Un mattino sua madre lo mandò a comprare un ago; il bambino fece la commissione, ma al ritorno incontrò un ragazzo che portava una borsa piena di crusca.
Gli disse: “Ho appena acquistato un ago, ma ho paura di perderlo; potrei metterlo nella tua borsa piena di crusca?” Il ragazzo accettò; quando raggiunse la sua casa, Esperantos chiese il suo ago, ma non era certo facile trovare un ago in una borsa piena di crusca! Cercarono fino al fondo della borsa, ma non trovarono niente. Il bimbo rientrò in casa piangendo e raccontò alla madre cosa era accaduto; la madre sollevò le braccia al cielo gridando: “Bontà del cielo! Esperantos, cosa ne hai fatto del buon senso che speravo di averti dato? Un ago non si mette dentro una borsa piena di crusca! Per portare un ago, bisogna fissarlo bene alla manica della camicia: in questo modo si è sicuri di non perderlo.
Hai capito?” “Sì, mamma”. “Mi raccomando, ricordatene la prossima volta”. Il giorno seguente Esperantos fu incaricato di andare a comprare del burro; si ricordava dei consigli della madre e, poichè era molto obbediente ma poco intelligente, prese il burro, lo mise nella manica della camicia e lo premette in modo che rimanesse ben attaccato; poi ritornò a casa. Il sole dell`Africa è particolarmente caldo e il burro cominciò a fondersi e a colare lungo la manica, cadendo per terra.
Quando Esperantos arrivò a casa, del burro restava soltanto una grossa macchia sulla camicia. La madre lo vide in quelle condizioni e gli domandò: “Cos`hai fatto con il burro?” Allora Esperantos le raccontò cosa era successo. La donna scoraggiata gridò: “Bontà del cielo! Cos`hai fatto del buon senso che speravo di averti dato? Un panetto di burro non si attacca alla manica della camicia! Per trasportare un panetto di burro, bisogna metterlo in un contenitore, chiuderlo e, durante il cammino, immergerlo nell`acqua fresca della fontana. In questo modo il burro non si scioglie, hai capito?” “Sì, mamma.” “Spero che te ne ricorderai”.
Poco tempo dopo, Esperantos andò a trovare alcuni suoi amici che gli regalarono un cagnolino. “Portalo a casa”. Esperantos prese il cane e, poichè aveva buona memoria, si ricordò di ciò che la madre gli aveva detto l`ultima volta. Cercò un contenitore, vi mise il cane, lo chiuse con il coperchio e, quando passò vicino alla fontana, immerse il tutto nell`acqua fresca; poi, ritornò a casa.
Quando aprì il contenitore, il povero cagnolino era quasi morto. “Misera me! – gridò la madre – ho dato un bel nome a mio figlio affinchè diventasse più intelligente di tutti i bambini della sua età, mentre la sua testa è vuota come un tam-tam! Ascoltami bene, piccolo sciocco: non si chiude un cane dentro un contenitore! Quando ti regalano un cane, devi legargli una corda intorno al collo, prendere in mano l`altra estremità della corda e tornare a casa; hai capito?” “Sì, mamma”. “Ricordati per la prossima volta!”. Due giorni dopo Esperantos, dovendo comprare un cosciotto di capretto, si ricordò di portare una corda.
Quando il macellaio lo ebbe servito, legò un`estremità della corda al cosciotto, prese l`altra in mano e si diresse verso casa. I cani della zona, attirati dal buon odore della carne, gli corsero dietro e divorarono il cosciotto, lasciando soltanto l`osso. Quando il monello arrivò a casa, trascinando l`osso con la corda, la madre non gli disse niente e la storia non racconta come reagì; forse, però, puoi immaginarlo da solo e puoi anche sperare di non essere mai accolto come Esperantos in quel giorno!
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