Fiori e giardino

Fiori e giardino – Parte 2

Realizzare un giardino semplice è facile se si coltivano piante adatte al luogo, difficile se si ricercano gli effetti spettacolari.

Realizzare un giardino semplice ma bello è facile e difficile insieme: facile se si coltivano piante adatte al clima e all’ambiente, difficile, per non dire impossibile, se si ricercano gli effetti spettacolari e ci si ostina a voler far vivere al Nord le piante adatte per il gran sole e il caldo, o viceversa.

Ma per realizzare un giardino semplice non basta: niente è più sgradevole e triste di una palma che vegeta stentatamente in un giardinetto di città, fra polvere e smog, ben lontana dal vento e dal respiro salmastro del mare.

In ogni caso, se il giardino è vasto, all’inizio è indispensabile l’opera di un architetto, ma la scelta delle piante, dei fiori, diventa un fatto del tutto personale, legato ai gusti e persino alla psicologia di ognuno, perché nessuna cosa possiede la stessa forza evocativa dei colori, di uno stile, di un “Angolo verde”.

C’è chi ama il giardino geometrico, formale e un po’ freddo, chi preferisce l’atmosfera romantica di un’impostazione  libera, spontanea, mentre altri prediligono la roccaglia, il piccolo stagno, la panchina al piede di un albero da frutto: insomma, la minuzia dei particolari, la ricerca di un effetto ben preciso. Il giardino, piccolo o grande che sia, può essere tutto questo e altro ancora; l’importante è che in ogni sua parte esprima, soprattutto, armonia.

Sono fatti di seta

Sino all’inizio di questo secolo, nel “salotto buono”, erano di rigore grandi mazzi di fiori di stoffa, posti in vasi sferici, di porcellana a decori cinesi, collocati su colonnine ritorte o di linea Liberty.

In seguito, questa moda si è perduta, ma da qualche tempo sono tornate alla ribalta le composizioni di corolle di seta o in speciali tessuti sintetici, lavabili, che assicurano ai fiori una notevole durata, misurabile in anni e anni.

Infatti, quando petali e foglie perdono l’iniziale freschezza e i colori si spengono sotto l’azione della polvere, basta prende-re i fiori, gambo compreso, emetterli a bagno per una decina di minuti in acqua fredda miscelata a un buon detersivo liquido per tessuti di lana o di seta.

Poi si passa alla risciacquatura, eseguita con delicatezza usando la doccia a telefono-no e, infine, si appendono i fiori a  testa in giù per farli asciugare.

Un’aggiustatina con le dita e il mazzo tornerà alla primitiva bellezza.

I fiori in verticale

Quando il balcone è di dimensioni ridotte ed è necessario sfruttare al massimo lo spazio bisogna cercare di coprire di verde e di fiori anche i muri che lo delimitano, ricorrendo ai grigliati in legno, estensibili, che formano tante losanghe, e che servono per sorreggere gli Arbusti rampicanti: vite del Canada, edera, rose sarmentose caprifoglio, trachelospermo, gelsomino, clematide e poligono.

Per ottenere una fitta copertura, basta sistemare un rampicante ogni metro e mezzo-due metri, ovviamente utilizzando una cassetta piuttosto grande: alta una sessantina di centimetri, lunga altrettanto e larga mezzo metro.

Un altro suggerimento, per sfruttare lo spazio anche in verticale, è quello di appoggiare vasi e cassette su dei supporti a scaletta, a due o tre ripiani.

Per le persone anziane o per chi abbia qualche difficoltà a piegarsi, i vasi possono essere appoggiati su scaffali in metallo plastificato, alti settanta centimetri: la cura dei fiori sarà molto meno faticosa.

Il vento è un nemico

Un po’ di vento non reca danno in un giardino, perché le piante più alte e robuste difendono quelle di minor statura e poco resistenti, ma su un terrazzo o su un balcone “aperti”, ossia non delimitati da pareti laterali, bisogna evitare che le correnti ventose abbiano libero accesso.

Il sistema esiste ed è molto semplice, anzi le soluzioni possono essere due: lungo il lato maggiormente colpito dal vento soprattutto dalla “tramontana”, che soffia da nord, fissare saldamente alla ringhiera o alla balaustra un traliccio in ferro su cui far salire un rampicante dal fogliame molto fino e resistente, come l’edera a foglie grandi, sempreverde anche in inverno.

Un’altra soluzione può essere quella di realizzare una parete frangivento accostando una fila di cassette (alte mezzo metro, lunghe altrettanto e larghe 40-45 centimetri) in cui piantare arbusti già ben sviluppati a foglia persistente come lauroceraso, alloro, tuia.

Ai piedi di questa parete troveranno posto e… protezione, altri recipienti con rose poliantea, di piccola statura e con fiori a mazzo, gerani e molte altre specie da fiore, annuali o perenni, bulbose a fioritura primaverile o estiva, secondo una scelta quanto mai vasta.

Questa siepe frangivento dovrà essere potata di 3-4 centimetri ogni mese, per provocare l’emissione di fogliame nella parte inferiore della pianta e renderla sempre più compatta.

L’ombra è bella

Chi sostiene che un balcone povero o privo di sole non possa ospitare piante da fiore o dal fogliame decorativo, commette un errore. Infatti, in una situazione di questo genere si possono ottenere risultati più che brillanti purché si scelgano le specie adatte e non ci si ostini a voler coltivare in ombra gli arbusti o le erbacee annuali e perenni che vogliono il pieno sole.

Fra l’altro, e giusto precisare che un terrazzino “tutto verde” può essere piacevolissimo e quanto mai raffinato, avendo cura di alternare, a esemplari con fogliame verde, qualche soggetto dalla vegetazione color porpora, con striature bianche o avorio, oppure sfumata in bronzo o dai riflessi dorati; questo discorso vale soprattutto per gli arbusti, mentre fra le erbacee annuali e perenni da fiore, si devono preferire: anemone giapponese, pianta di vetro (Impabens), iperico, pervinca, belle di notte, begonie tuberose e begoniene, nasturzi e ciclamini di montagna.

I rampicanti che amano l’ombra sono: vite del Canada, edera, caprifoglio e la bellissima rosa “Mermaid”, dalle grandi corolle gialle, semplici. Anche le specie aromatiche (menta, melissa, maggiorana, ruta, erba di san Pietro, eccetera) producono foglie profumatissime anche in posizione ombrosa e non sono prive di valore ornamentale.

Per spegnere il sole

Abbiamo visto che il balcone in ombra non è uno spazio difficile da trasformare in un cesto di fiori, mentre può risultare negativa l’esposizione a pieno sole dove il riverbero dei muri, in piena estate, determina temperature impossibili anche per le piante più robuste. Indispensabile, dunque, “spegnere” la forza dei raggi solari e dare alle varie specie un minimo di refrigerio.

La soluzione più semplice e definitiva sarebbe quella di coprire il balcone con una tenda, ma non bisogna dimenticare che un “soffitto” di tela limitando la circolazione dell’aria, determina un aumento della temperatura.

Molto meglio far installare i necessari supporti ad archetto e, su questi, far salire un rampicante capace di sopportare con disinvoltura l’azione del sole: glicine, vite del Canada (questa specie si adatta a qualsiasi situazione) e il cosiddetto “velo da sposa” o Polygonum baldschuanicum,  tutte specie che in inverno si spogliano delle foglie e danno via libera alla luce.

Hanno sempre sete

Anche le piante coltivate in appartamento o quelle che vivono in giardino, in piena terra, hanno costante bisogno di acqua, ma quelle che devono essere dissetate di frequente e senza risparmio sono proprio le piante sistemate sul balcone.

L’uso dei vasi “a riserva d’acqua” evita la fatica delle annaffiature quotidiane, o di ogni due giorni al massimo, indispensabili quando si impiegano normali recipienti in terracotta. A parte le annaffiature, calcolate in modo da conservare al terriccio una costante umidità, senza inzupparlo eccessivamente, non bisogna far mancare le spruzzatore al fogliame, che hanno anche lo scopo di eliminare la polvere e favorire la respirazione delle varie piante.

Sia le annaffiature, sia le spruzzature, si eseguono di prima mattina o dopo che il sole è tramontato e le foglie hanno ripreso la naturale freschezza bagnarle quando sono calde di sole significa “bruciarle”, perché ogni goccia si tramuta in una vera e propria lente in grado di ustionare i tessuti vegetali.

Per eseguire le spruzzatore si deve usare una pompetta vaporizzatrice, in grado di trasformare l’acqua in una vera e propria nube di gocciolino. Solo cosi gli “stomi”, minuscoli forellini disseminati sulle foglie e che hanno la stessa funzione dei pori delle nostra pelle sono in grado di assorbire il liquido.

Il nutrimento

Le piante non si nutrono di terra, che serve soltanto per sorreggerle e per far si che le radici si possano espandere liberamente, in ogni direzione.

E altrettanto vero che la linfa che circola nelle piante e le fa crescere, fiorire e fruttificare è formata dall’acqua che imbeve la terra, dai sali minerali e dalle sostanze organiche in essa disciolte. Le piante, dunque, hanno bisogno di essere alimentate con regolarità e costanza, usando i fertilizzanti adatti.

In genere, una nutrizione completa e bilanciata si ottiene somministrando ogni dieci giorni, da fine marzo a fine settembre, aggiungendolo all’acqua delle annaffiature, un prodotto liquido specifico (per “piante da fiore”, da “fogliame”, “da frutto”, per “rosai”, “gerani”, “piante grasse”, eccetera), cui si aggiunge la concimazione-base, che consiste nello spargere al piede di ogni esemplare una, due o tre manciate di sostanze organiche in polvere (terra di lombrico, compo e simili), operazione da ripetere in febbraio e novembre.

Fertilizzanti e concimi si somministrano sempre su terra umida.

I molti nemici

Le piante che vivono in vasi e cassette, quindi in situazione non ottimale rispetto alla sistemazione in piena terra, in giardino, sono facile preda di parassiti e malattie, soprattutto di quelle “crittogamiche”, determinate dalla presenza di microscopici funghi, responsabili del mal bianco, della ruggine, del seccume, della macchia nera e cosi via.

Contro queste infezioni bisogna intervenire ai primi segni di alterazione del fogliame, con un anticrittogamico da spruzzare sulla pianta per due o tre volte a distanza di una settimana, al macino o al tramonto, in giornate senza vento.

I parassiti più comuni e più pericolosi sono gli afidi o “pidocchi”, verdi e trasparenti, che si raccolgono sui boccioli e sui germogli più teneri, soprattutto sui rosai, e le cocciniglie, simili a scudetti cerosi, bianchi o marrone, che invadono la pagina inferiore delle foglie.

Le cocciniglie, che possono essere anche di tipo “cotonoso”, come minuscoli bioccoli candidi, si combattono bene con gli anticoccidici, da spruzzare anche sul rovescio del fogliame.

Sia contro i parassiti, sia contro le infezioni crittogamiche bisogna agire con la massima energia perché gli uni e le altre si possono diffondere in pochi giorni a tutte le piante del balcone, spesso con grave danno.

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