Il linguaggio del sorriso
Il linguaggio del sorriso, tecnicamente, è il sorriso che viene prodotto stirando gli angoli della bocca e inarcando le labbra.
Chi se lo può permettere, anche mostrando i denti.
Tuttavia il sorriso non è solamente un’estensione della bocca perchè un vero sorriso comprende un po’ tutta l’espressione del viso e quindi anche gli occhi.
Spesso infatti sono proprio gli occhi a fornire quella carica espressiva, quel messaggio comunicativo proprio allo sguardo e della sua profondità.
Un vero sorriso è fatto spontaneamente, è istintivo e rende più sincero e profondo lo sguardo, mentre un sorriso forzato o di circostanza (come quelli che siamo abituati a fare quando siamo in posa per una foto) non cambia lo sguardo ma allarga solo la bocca.
Quando si dice “ha sorriso con gli occhi” ci si riferisce proprio a questo.
Talvolta il sorriso diventa una risata, ma la forza espressiva e comunicativa, così come le circostanze che possono generarli, differiscono notevolmente come anche il messaggio di emozioni che si trasmette.
Il sorriso pertanto si usa per manifestare uno stato emotivo e quindi come strumento di comunicazione spontaneo.
Se incanalato in un atteggiamento comportamentale o di circostanza (pensiamo alle persone del mondo dello spettacolo) diventa una forma convenzionale di approccio o di relazione.
Saper riconoscere in un sorriso la sua spontaneità diventa dunque un modo per riconoscere stati d’animo e, perchè no, anche atteggiamenti di apertura o chiusura verso l’altro.
Il sorriso nei bambini, nel modo comune di osservarlo, rappresenta l’espressione della felicità.
Anche quando i bambini disegnano le persone vengono rappresentate, seppur in maniera elementare, con il viso sorridente.
Quando questo non accade, è segno che nella visione del bambino la persona rappresentata è ritenuta ostile.
Nei bambini infatti il sorriso non viene appreso per imitazione ma è spontaneo e privo dei condizionamenti sociali.
E’ dunque uno dei modi che distingue l’essere umano da altre specie animali.
Se nei neonati quello che sembra un sorriso è uno stiramento delle labbra, successivamente viene provocato alla visione di un volto umano per poi acquistare un’ulteriore maturazione diventando una vera e propria espressione dell’individuo.
Il sorriso, come il pianto, nei bambini è una forma di comunicazione esclusiva.
Dopo i sei mesi circa di vita, il sorriso diventa una forma di socializzazione.
I bambini sono senza passato ed è questo tutto il mistero dell’innocenza magica del loro sorriso.
(Milan Kundera)
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