Niharika
Non era mai stato facile trattare con quell’uomo. Era un uomo dal carattere molto forte, spesso presuntuoso, a volte persino arrogante.
E non ci aveva mai parlato della sua Niharika.
D’altro canto, era stato per circa 40 anni un ufficiale dell’esercito britannico.
Quando la Regina Vittoria fu proclamata imperatrice delle Indie, lui comandava già un reparto da alcuni anni.
Tra la popolazione locale aveva ottenuto fama di persona equilibrata e saggia, seppur molto severa.
I suoi uomini lo stimavano per il coraggio e la determinazione, gli indiani per il suo alto senso di giustizia che egli sapeva amministrare con imparzialità.
Fu durante quel periodo che conobbe Niharika.
Niharika era la figlia del Maharaja, divenutogli amico dopo un periodo di forte ostilità.
Lui non aveva mai raccontato del perchè, ma si era sempre limitato a dire che da nemici erano diventati amici.
Niharika era una principessa famosa per la sua bellezza e per la sua grazia.
Era una donna che sebbene non fosse più giovane, aveva un fascino tipicamente orientale.
Adorava la poesia e benchè sposata ad un uomo che si occupava di lei, ma che non amava più, adorava raccontare le storie dei suoi sogni che gli altri ascoltavano sempre con grande interesse.
Si era innamorata di quell’ufficiale così altero ed autoritario senza sapere il perchè. Lui l’aveva lievemente corteggiata, quello si, ma non era mai stato insistente.
Eppure lei lo amava, ne era certa.
Lui, sebbene sposato a sua volta, si era accorto di amarla subito dopo averla conosciuta, ma sapeva che i loro mondi non si sarebbero mai potuti incontrare.
Troppo grandi le differenze, troppo irti gli ostacoli e gli obblighi sociali cui entrambi dovevano sottostare.
Fu così che poco prima dell’ordine di rientrare in patria, lui trovò il coraggio di confessarle il suo amore.
Con una scusa si erano dati un silenzioso appuntamento, senza parole e fatto solo di sguardi d’intesa.
Si incontrarono nel giardino del palazzo reale del Maharaja, passeggiarono insieme per qualche minuto sotto una luna splendida, senza parlare, senza neanche sfiorarsi… poi lui ad un certo punto le prese la mano, l’attirò dolcemente a sè e si baciarono a lungo.
Quei baci furono il suggello del loro amore silenzioso e senza speranza. Due giorni dopo lui partì…
Erano passati circa 50 anni. La sua carriera militare si era conclusa e gli ultimi anni della sua vita aveva deciso di trascorrerli serenamente, circondato dai suoi nipotini.
Amava raccontare le storie delle sue battaglie, delle sue vittorie che ancora lo inorgoglivano, come al contrario lo intristivano i ricordi di quelle perse e degli uomini caduti accanto a lui.
Vite spezzate, le chiamava, vite spezzate dalla prepotenza dell’uomo e dal suo desiderio di sopraffazione.
Quelle sue storie le ascoltavamo sempre con grande attenzione, erano affascinanti, ricche di particolari. Ma anche da bambini, noi nipotini ci leggevamo sempre un gran senso di nostalgia. Lui non aveva mai parlato di Niharika. E non lo fece neanche dopo essere rimasto vedovo.
Eravamo andati a trovarlo, quella domenica mattina, come facevamo sempre tutte le domeniche.
Lui viveva da solo e con solo due domestici che si occupavano della casa e sebbene l’età fosse già quasi vicina ai novantanni, era sempre un uomo autosufficiente e ricco di verve.
Quella mattina disse: “ho deciso di tornare in India”.
Quell’affermazione ghiacciò tutti noi nipoti. Un viaggio in India non era un’avventura da poco.
Certo i mezzi di trasporto erano molto migliorati, ma si trattava di giorni e giorni di viaggio e sarebbe stato faticoso per tutti. Obiettammo pressochè in coro, ma… non era mai stato facile trattare con quell’uomo!
Quando si metteva una cosa in testa, non conosceva ostacoli od obiezioni.
Ai nostri tentativi di dissuaderlo, lui disse solamente: “devo andare da solo o qualcuno decide di farmi compagnia?”.
Fu così che decisi io di accompagnarlo. Credo, ho la presunzione di affermare, di essere sempre stato il nipote più affezionato al nonno; sul suo esempio, dopo la morte di mio padre, avevo costruito la mia carriera militare prima e politica dopo.
I suoi consigli, la sua saggezza, il suo equilibrio erano stati per me, negli anni, il faro cui guardare nei momenti di difficoltà o di sconforto. Come non accontentarlo?
Fu così che neanche 3 settimane dopo eravamo in viaggio per l’India.
Onestamente avevo pensato a qualcosa di più faticoso, ma forse ero sempre stato condizionato dai suoi racconti.
Quando sbarcammo a Bombay, da dove prendemmo un affollatissimo treno per Madurai, nel pieno del territorio Tamil, mi resi conto della magia dell’India: colori, profumi, sapori, erano qualcosa che nessun altro angolo di mondo ti avrebbe potuto regalare con la medesima intensità.
Fino a quel momento il nonno mi aveva fatto credere, o forse l’avevo creduto io perchè, a dire il vero, lui non aveva fatto cenno ad altri motivi, che questo viaggio significasse un ritorno nei luoghi dove era stato un giovane ufficiale al servizio dell’Inghilterra, dove era cresciuto professionalmente e dove erano nati anche i suoi figli, tra cui mio padre, ormai scomparso da tempo.
Anche la prematura scomparsa di mio padre aveva contribuito a rafforzare il mio rapporto con il nonno, che a mio padre si era sostituito nel darmi quell’educazione che mi aveva permesso di ottenere successo nella vita.
Ma non era così, non era solamente così…
Appena giunti a Madurai ci dirigemmo subito nel palazzo del Maharaja, dove inspiegabilmente, almeno per me, trovammo ad attenderci una schiera di notabili che ci accolsero con gran favore.
Ricordo quel profondo senso di orgoglio che provai nel constatare di quanta attenzione fossimo circondati grazie alla presenza del nonno… eppure erano passati più di cinquantanni!
Il nonno si rivolgeva in dialetto locale ai notabili, con il cipiglio di chi era stato per anni un’autorità in quei luoghi, ma senza mai dare l’impressione del “colonizzatore”.
Ci accompagnarono in una grande sala piena zeppa di immagini, simboli ed espressioni della cultura Tamil, e per alcuni di questi mio nonno intendeva spiegarmi significato, natura e concezione, ma non fece in tempo…
E fu in quel momento che capii il perchè ci stavano attendendo!
Dopo qualche minuto entrò nella sala il giovane Maharaja, nipote di quello al trono che era stato nemico ed amico di mio nonno, il figlio di Niharika…
Per me fu un’illuminazione! In quell’attimo ricollegai tanti e tanti piccoli particolari che avrebbero dovuto farmi capire, sin dall’inizio: mio nonno era venuto fin qui per lei!
Forse non si erano mai persi di vista, forse si erano scritti delle lettere in tutti questi anni, forse…. chi lo sa?
E quando nella stanza entrò una signora molto anziana, rimasi folgorata dalla grazia che accompagnava quella donna, seppur anche lei ormai prossima alla novantina.
E immaginai come potesse essere ancor più bella al tempo in cui mio nonno l’aveva conosciuta.
Tutti i presenti rimanemmo in silenzio! Seppi dopo, molto dopo, che nei racconti creati da Niharika, nei suoi fantastici viaggi con la mente, c’era sempre stato lui…
Mio nonno le si avvicinò, le prese la mano e la baciò con un leggero inchino, mentre lei non riusciva a nascondere la commozione che l’aveva assalita.
Non le lasciò la mano che tenne stretta dentro la sua e dolcemente, con un gesto dell’altro braccio, le indicò la porta del salone.
I due si incamminarono continuando a guardarsi negli occhi e sparirono oltre la porta.
A sera, dalla principesca camera che mi era stata assegnata e che dava sul giardino del palazzo del Maharaja, vidi l’ombra di due persone che, alla luce della luna, la stessa luna di 50 anni prima, si baciavano con amore, con lo stesso amore d’un tempo mai trascorso…
Di Princess
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