Timidezza? no problem…
Un bambino su 10 è timido. Sembrerebbe scritto nel DNA di ognuno a causa di un gene che produce serotonina, una molecola in grado di influenzare le emozioni. Timidezza e vita quotidiana possono essere un problema.
In genere dietro e intorno alla corazza che ogni timido si costruisce intorno vi sono atteggiamenti diversi, che vanno dalla non comunicazione all’aggressività.
Come si comporta un timido? Spesso si muove nell’ombra, desidera l’invisibilità, emette pochissimi suoni, trema o assume strane tonalità rossastre e secerne liquidi: no, non è un mostro, è solo timido… Se questo identikit ti suona familiare, probabilmente anche tu sei un timido, ma non devi farne un dramma e tranquillizzati, perchè è un problema che accomuna molte persone, anche le più insospettabili.
Certo la maggior parte dei timidi li si riconosce proprio perchè preferisce non farsi notare e se ne sta in disparte (e proprio per questo lo si nota facilmente), ma c’è anche chi, al contrario, nasconde la propria timidezza straparlando. Il chiacchierone, esageratamente diretto e disinvolto forse è tale solo in apparenza, perchè dire tutto ciò che passa per la testa a volte è una strategia per riempire silenzi imbarazzanti.
Ed all’opposto c’è anche chi tende a manifestare aggressività nei confronti degli altri. E’ il caso di certi odiosi bulletti che, in fondo, sotto la scorza da duri nascondono un cuore tenero ma timido…
La timidezza non è solo un tratto di personalità innocuo; influisce negativamente su tutti gli aspetti della vita. Se sei timido, perdi molte opportunità per trovare felicità e successo, tutto perché non sei in grado di interagire facilmente con le persone. Il tuo imbarazzo con gli altri, specialmente quelli con cui non hai familiarità, ti costa molto.
Timidezza e vita quotidiana
La paura di essere sé stessi unisce i timidi come in una grande famiglia. C’è chi teme di essere giudicato, chi teme di essere perseguitato per i propri errori, chi non riesce a dire “no” per timore di offendere e chi ha il terrore di fare figuracce a causa di ciò che dice.
Pare sia tutta colpa dell’autostima, cioè del valore che ognuno attribuisce alla propria persona. Quando questa stima è bassa si è convinti di non essere all’altezza di qualcosa, di poter fare la mossa sbagliata ed essere per questo criticati od esclusi, e questa paura con il tempo diventa certezza. Quindi il timido evita di parlare e di creare le situazione per allacciare un discorso, fare amicizia o dire ciò che pensa.
E quindi situazioni di socializzazione, come una festa, diventa un incubo.
Uno dei passatempi preferiti dal timido è il riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Solo che a furia di preoccuparsi si blocca e non fa nulla.
Un classico esempio
è quando si viene interrogati a scuola o magari bisogna rispondere per alzata di mano: il timido pensa a ciò che di sensato potrebbe dire ma poi, nel timore di fare affermazioni non correlate e per questo subire il ludibrio dei compagni di classe, entra nel panico e il desiderio di intervenire scompare facendolo mimetizzare tra i banchi.
Se, come affermato in apertura, i ricercatori pare abbiano individuato in un gene la causa della timidezza, sappiamo come in genere questa timidezza scompare crescendo, con la maturazione della consapevolezza dei propri limiti e delle proprie possibilità.
Ma nella quotidianità, chi ha la fortuna di non possedere questo “maledetto” gene, non dovrebbe isolare chi invece è timido. Se tu hai questa fortuna, non dimenticarlo! Fai uno sforzo, individua il timido e rassicuralo, coinvolgilo e non criticarlo per distruggerlo, semmai solo per aiutarlo.
Per la cronaca, molti personaggi di successo erano dei timidi da ragazzini e anche da adulti. Jim Carrey ha vinto la propria timidezza con la comicità, Robert De Niro, due volte premio Oscar, con la recitazione…
Per informazioni su altri disturbi tra i più diffusi
Oppure visita il sito governativo del Ministero della Salute
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