Viaggio verso il lago magico

Viaggio verso il lago magico e i suoi mille ranocchi

C’era una volta, e forse ancora c’è, un piccolo laghetto abitato da mille ranocchi.

Di giorno, il loro gracidio giungeva alle orecchie della gente del paese come un’incantevole melodia, un richiamo verso una meraviglia da scoprire.

Chi giungeva dinnanzi al laghetto veniva accolto da una visione abbagliante: l’incanto di un lago splendente, specchio del sole, e il canto dei suoi mille piccoli custodi che vi luccicavano intorno.

Di notte il lago risplendeva di luna e stelle, fasci di luce sembravano decollare verso il cielo fino a trapassarlo, e li vestirsi d’argento per tornare a bagnarsi illuminando anche il suo punto più profondo, mentre il canto dei ranocchi si era già fatto più dolce e soave, e amorevole, sembrava augurare sonni tranquilli a tutti gli abitanti.

Gli anziani del paese conoscevano bene quella meraviglia, erano nati e cresciuti in quel posto e avevano tramandato anche ai loro figli l’incanto del lago magico.

Ma, col passare degli anni, la notizia si diffuse in ogni dove e i visitatori accorrevano sempre più numerosi: tutt’intorno al lago nacquero alberghi, ville ristoranti e quant’altro servisse ad accogliere le folle dei turisti incuriositi; persino scienziati si recarono sul posto per studiare quello strano fenomeno.

Ma, una mattina, la gente si svegliò in un angoscioso silenzio e, presto, si accorse che il lago era scomparso.

Al suo posto una desolante pozza di fango con attorno una distesa di vuoto caliginoso e tante desolanti costruzioni.

Alcuni anziani, intristitisi e commossi, raccontarono di essersi svegliati all’alba e di aver visto i mille ranocchi afferrare i bordi del laghetto, e con un grande salto, allontanarsi dalla loro vista portandolo via.

Un uomo racconta dei viaggi della sua anima ancora bambina, quando l’irresistibile melodia del canto dei mille ranocchi lo richiama sulle rive del lago magico, in un piccolo e tranquillo paese, che solo chi ama l’incanto può ritrovare.

Questo è un racconto scritto da Sandy e Giusy e pubblicato sul web tanto tempo fa. Di loro ho perso le tracce…

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